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  • Stefano Pederiva

La biografia come opera d’arte: Marie Steiner von Sievers


Se vogliamo considerare la biografia come opera d’arte può sorgere la domanda relativa alla natura dell’arte. Come possiamo sinteticamente qualificare l’arte? Rudolf Steiner lo fa in modo conciso nell’ultimo capitolo della sua prima opera gnoseologica scrivendo: “La scienza spia la natura per scoprirne le leggi; l’arte non meno, imprime altresì quelle leggi nella materia bruta (…) La scienza guarda attraverso il sensibile, l’idea; l’arte guarda l’idea nel sensibile.”(pag. 114-115 Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo, O.O. 2, Ed. Antroposofica) In altre parole nell’opera d’arte abbiamo una forma particolare che manifesta una realtà universale.

In questa ottica Marie Steiner è attiva in tutte le fasi della sua vita come artista, mette le sue capacità individuali a servizio dell’impulso artistico più generale. Lavora artisticamente in particolare con la parola sviluppando insieme a R. Steiner una nuova forma di arte della parola, fecondando anche l’arte scenica, dopo una fase di preparazione nel senso di una carriera teatrale alla quale poi rinuncia. Si prende a cuore anche lo sviluppo dell’euritmia, la nuova arte del movimento caratterizzata come “linguaggio visibile” e come “musica visibile”. Abbiamo dunque uno stretto legame con il complesso e misterioso mondo del logos.

In una lettera che R. Steiner le scrive nel 1905 è indicato l’ideale che insieme vogliono perseguire: “Questo dovrebbe essere il nostro ideale: creare forme come espressione della vita interiore…Se gli uomini sono realmente in grado di comprendere veramente le forme, per esempio la nascita dell’animico dall’etere di nuvole della Madonna Sistina: allora ben presto per loro non esiste più materia priva di spirito (…) così il lavoro deve andare verso il futuro nella seguente direzione: configurare spirito religioso in belle forme sensibili. Per questo è però prima necessario l’approfondimento dei contenuti. La teosofia deve cominciare a portare questi contenuti.” (O.O. 262, 25.11.1905) Con un linguaggio diverso ritroviamo le caratteristiche dell’opera d’arte: forme sensibili belle che manifestino realtà spirituali.

Della ricca e complessa personalità di Marie Steiner vorrei seguire, nelle riflessioni che seguono, soltanto gli aspetti che la vedono attiva primariamente come artista nel senso più ampio della parola. Da un lato nello sviluppo di una nuova arte della parola, poi a servizio di R. Steiner che trasmette alla cultura moderna il linguaggio degli esseri spirituali grazie alla parola parlata e alla parola scritta, poi come ispiratrice della “casa della parola” e infine come contributo al lavoro di integrazione degli impulsi spirituali con le forme sociali, cioè come contributo ad un nuovo linguaggio sociale.

Marie Steiner, cresciuta nella buona società di S. Pietroburgo, aveva sentito fin da giovane una forte spinta sociale e aveva partecipato a un progetto avviato dal fratello a favore della popolazione più disagiata. Seguendo questa attività ebbe un grave incidente, scivolò lungo una rampa di scale che andava in cantina, con ripercussioni per tutta la sua salute. Ci volle un certo tempo per riprendersi. In uno schizzo autobiografico scrive: “La luce dell’oriente non riuscì a passare attraverso quelle tenebre. Si dovette quindi cercare in occidente. Ma per potersi liberare dai legami della famiglia dovette prima subentrare un certo scossone nella salute. Questo consentì poi un soggiorno di due anni … a Parigi.” Riuscì così ad approfondire i suoi studi di arte drammatica avviati a S. Pietroburgo, lavorando con la prima attrice della Comédie Française. Tornata a S. Pietroburgo prosegue la sua formazione con Maria Spettini che a Berlino, dove si trasferisce, la vuole avviare verso una brillante carriera teatrale, ma Marie Steiner ha forti resistenze di fronte alle modalità sociali in uso e all’esteriorizzazione di tutta l’esperienza teatrale. Nella biografia di Marie Savitch “Marie Steiner” troviamo il seguente passo: “Le giunse un invito per un incontro importante riguardo alla sua attività sulla scena proprio nel momento in cui pensava a un altro incontro. Per i due incontri a Berlino si doveva andare con il tram in due direzioni opposte. Le due direzioni di marcia si incrociavano solo in un punto. Lei si trovava lì, a questo incrocio ancora immersa in una interiore indecisione, quando improvvisamente le divenne chiaro: qui, in questo momento, cade la decisione definitiva. Per un appuntamento si trattava di questioni connesse con la sua carriera teatrale esteriore; per l’altro si sarebbe aperta una via del tutto nuova. In quell’istante decise per questa seconda direzione. Questo fu però nel senso più alto il passo decisivo nel suo karma, in quanto la portò verso R. Steiner.” Seguì dunque l’annuncio di una conferenza di R. Steiner.

Si avvia così la strada che porta a un rinnovamento in senso antroposofico dell’arte scenica, della recitazione e della declamazione. Sempre M. Savitch scrive: “Il linguaggio quale evento misteriosofico: questo era il contenuto del comune lavoro di R. Steiner e Marie von Sievers (…) in lei questo segreto cosmico dei misteri della lingua divenne realtà individuale, divenne il suo destino. Le fu poi possibile aprire ad altri la via verso lo spirito (…) sentiva i fonemi della lingua, i ritmi della poesia fin nelle mani, fin nei suoi piedi. Quando parlava e recitava poteva stimolare le persone a un nuovo rapporto con il linguaggio, con il ritmo del respiro e in questo modo con se stessi. Quando Marie v. Sievers recitava, la persona sentiva come se in sé si ribellassero la rigidezza e la secchezza contro il nuovo e il vivente. Molti sperimentavano come una nuova via nell’arte e nella conoscenza di se stessi. Molti non le perdonavano di dover giungere alla coscienza dei propri limiti. Marie v. Sievers soffriva per la morte della lingua nell’uomo dovuta all’intelletto.” Senza ricordare i diversi ruoli che Marie Steiner svolse sulla scena nei drammi di E. Schüré e nei Drammi Mistero di R. Steiner, dovrebbe risultare in modo chiaro come l’arte quale ponte fra realtà cosmica e terrestre trovi in Marie Steiner una sua precisa e individualizzata manifestazione.

Una espressione diversa della stessa funzione di ponte svolta dall’arte si ritrova sul piano culturale più ampio nel compito che ha da svolgere l’Europa nei confronti della polarità del mondo occidentale concentrato più sulla realtà della materia con lo sviluppo delle scienze naturali e della tecnica, rispetto al mondo orientale orientato più verso l’esperienza religiosa e la vita spirituale. L’Europa come ponte fra materia e spirito, così come l’arte fa da ponte fra scienza e religione. In questo senso Marie Steiner ha svolto una funzione fondamentale nella vita di R. Steiner, in quanto gli pose la domanda relativa a un rinnovamento della cultura europea in senso cristiano. Il Cristo quale entità divino-spirituale si riveste di una corporeità materiale sollevandola, trasformata quale corpo di resurrezione, verso la dimensione spirituale. È l’archetipo dell’incontro fra materia e spirito. Johanna Mücke, che collaborò per molti anni con Marie Steiner nella casa editrice, ricorda in uno scritto sulla storia della casa editrice: “Egli spiegò come Marie Steiner allora avesse posto a lui stesso la domanda se non potesse essere possibile dare queste sapienze in modo più corrispondente alla vita spirituale europea e questo tenendo conto dell’impulso del Cristo. A questo ricordo R. Steiner aggiunse le parole che non dimenticherò mai: in questo modo mi era data la possibilità di operare lì nel senso che io mi prefiggevo. La domanda mi era stata posta ed io potei iniziare a dare la risposta a una simile domanda seguendo le leggi spirituali.” (Marie Steiner, Briefe und Dokumente, Dornach 1981)

Il lavoro ai drammi di E. Schüré e ai Drammi Mistero di R. Steiner portò all’idea di realizzare un edificio specifico per queste attività artistiche. Marie Steiner vi è strettamente collegata, lo rivela un singolare episodio che lei stessa ricorda. All’inizio di febbraio del 1914 R. Steiner lavora al modello del primo Goetheanum e Marie Steiner scrive in una lettera del 2.2.1914 a Mieta Waller: “… ora devo essere <ispiratrice>, così mi chiama il dottore, vale a dire figura muta vicino a lui, quando lavora. Non mi è possibile prendere con me quanto serve per scrivere (…) così devo assumere il ruolo di ispiratrice muta (…) Le altre ore di ispirazione le passo dentro il modello; è un po’ come una cantina. Sotto una delle cupole lavora molto attivamente il dottore. Onde di vita addensate in cera passano da una forma all’altra; sotto l’altra cupola sto seduta io, alquanto scomoda con gli inni di Hamerling e ispiro…” (Marie Steiner, Briefe und Dokumente, Dornach 1981) Si può ricordare come R. Steiner qualifichi il primo Goetheanum come “casa della parola”, il tema della parola è il tema portante dell’attività di Marie Steiner.

Vorrei ricordare un ulteriore aspetto dell’attività di Marie Steiner, anche questa legata al tema del linguaggio, ora non relativo alla sua attività diretta, ma indiretta, cioè alla parola e al linguaggio di R. Steiner. Nel 1908 fonda una casa editrice per pubblicare le opere di R. Steiner così da evitare l’assillo degli editori esterni che premevano con scadenze e contratti. Inizialmente vennero pubblicate principalmente le opere scritte, poi si aggiunsero i cicli di conferenze frutto della revisione fatta da Marie Steiner in quanto R. Steiner non aveva il tempo di rivederli. In realtà dovette vincere una certa resistenza di R. Steiner che “soffriva perché considerava la parola parlata non adatta alla stampa. Gli dolevano le inesattezze inevitabili quando lo stenografo trafelato faceva fatica a tenere il passo con quanto veniva pronunciato nel fuoco dell’esperienza spirituale”, scrive Marie Steiner in una lettera. Vide però la necessità di avere i contenuti delle conferenze e Marie Steiner si prese il compito di rivedere i testi, nei punti dubbi sottoponeva la cosa a R. Steiner. Fino alla sua morte nel 1948 essa curò la pubblicazione di circa 500 titoli, fra di essi anche molte conferenze singole. R. Steiner le aveva affidato per testamento tutto il lascito delle sue opere e Marie Steiner vi lavorò con grande impegno, dovendo affrontare anche forti ostilità nel suo immane lavoro editoriale. Anche in questo caso un lavoro intenso e non facile al linguaggio, così da rendere accessibile alla cultura le ricche testimonianze spirituali di R. Steiner.

Un ultimo aspetto è ancora importante ricordare. Senza Marie Steiner non avremmo la Società antroposofica quale forma sociale in cui si è potuto manifestare l’essere antroposofia. R. Steiner accetta di assumere il compito di segretario generale della sezione tedesca della Società teosofica a condizione che Marie Steiner gli sia accanto come segretaria. La vediamo nella presidenza della Società antroposofica che si forma quando avviene il distacco dalla Società teosofica e poi anche nella presidenza della Società antroposofica universale fondata con il convegno di Natale del 1923/24. Questi ruoli esteriori avevano nello sfondo un rapporto del tutto particolare di Marie Steiner con l’antroposofia quale entità spirituale. Questo rapporto si scopre se si segue la figura di Maria nei misteri drammatici di R. Steiner, in quanto l’archetipo a cui egli si è ispirato per questa figura va cercato nella individualità di Marie Steiner. Nel primo dramma Maria è “mediatrice” di un essere divino così da unire “l’azione del cielo col destino di un essere umano”. Qualcosa di questa funzione di “mediatrice” fa certamente parte della vita di Marie Steiner. Con il convegno di Natale viene fatto il tentativo di avere nella forma sociale esteriore l’espressione della realtà spirituale interiore, il tentativo di unire exoterismo con esoterismo, tentativo che richiama l’ideale di cui parla la lettera del 1905.


Abbiamo così accennato ad alcuni momenti significativi della vita di Marie Steiner quale manifestazione del principio artistico legato alla lingua: nella vita culturale dell’Europa con la domanda rivolta a R. Steiner e con l’attività editoriale quale strumento per trasmettere la parola antroposofica, nel rinnovamento più generale dell’impulso artistico con la nuova arte della parola, con l’euritmia e con la “casa della parola”, nell’impulso sociale portato dalla Società antroposofica quale veste dell’essere antroposofia. La dedica che R. Steiner scrive a Marie Steiner nel Natale del 1922 esprime con grande chiarezza il legame di questa individualità con il destino e il mistero della parola.


Stelle parlavano un tempo all’uomo

Il loro ammutolire è destino del mondo

La percezione dell’ammutolire

Può essere dolore dell’uomo terreno


Ma nel muto silenzio matura

Quello che uomini dicono a stelle

La percezione del loro parlare

Può diventare forza dell’uomo spirituale



Le date principali nella vita di Marie Steiner

Nasce il 14 marzo 1867 a Wtozlawek nell’allora Polonia russa.

Dal 1875 al 1877 la famiglia vive a Riga, poi si trasferisce a S. Pietroburgo.

Dal 1889 circa al 1892 svolge attività sociale nelle terre del fratello Fjodor Jakob dove ha un grave incidente.

Fra il 1894 e il 1897 soggiorna a Parigi dove studia l’arte di recitare francese.

Nel 1897 incontra la nota regista e attrice Strauch-Spettini che la introduce nella carriera teatrale e nel mondo artistico tedesco, però non seguirà la promettente carriera artistica.

Nel 1900 legge i Figli di Lucifero di E. Schüré, ne nasce un vivace scambio di lettere. Viene indirizzata verso la teosofia e nella cerchia di Berlino incontra R. Steiner, nel 1901 vi è un colloquio decisivo con lui. Si mette a servizio della causa teosofica, è a Bologna per alcuni mesi e nel 1902 diviene segretaria di R. Steiner che ha assunto il ruolo di segretario generale della sezione tedesca della Società teosofica.

Da allora organizza l’attività di conferenziere di R. Steiner a livello pubblico e interno, insieme lavorano ad una riforma dell’arte della recitazione che nel 1906 arriva ad una prima espressione pubblica.

Nel 1908 fonda una propria casa editrice per pubblicare le opere di R. Steiner.

Dalla loro collaborazione nascono i “festival” di Monaco che avviano le attività artistiche con la rappresentazione dei quattro Drammi Mistero di R. Steiner e che sfoceranno nella costruzione del primo Goetheanum.

Nel 1912/1913 c’è il distacco dalla Società teosofica con la fondazione della Società antroposofica, Marie Steiner fa parte della presidenza. Dopo lo scoppio della guerra Marie Steiner si prende a cuore l’euritmia che grazie a lei ha un rapido sviluppo con una prima rappresentazione nel 1919.

Nel Natale del 1914 R. Steiner e Marie von Sievers si sposano, e hanno domicilio a Dornach. Da qui Marie Steiner è attiva con rappresentazioni teatrali e di euritmia, vi trasferisce la casa editrice molto attiva nella pubblicazione delle opere di R. Steiner.

Con la fondazione a nuovo della Società Antroposofica nel Natale del 1923 Marie Steiner fa parte della presidenza e le viene affidata la sezione per le arti della parola e della musica della Libera Università di Scienza dello Spirito.

Nel settembre del 1924 insieme a R. Steiner organizza il corso “Arte della parole e arte drammatica”.

Con la morte di R. Steiner il 30 marzo 1925 diviene erede del suo lascito letterario e con un intenso lavoro editoriale pone le basi per l’Opera Omnia. Organizza un ensemble di attori con i quali metterà in scena a partire dal 1928 i quattro Drammi Mistero di R. Steiner e a partire dal 1937 il Faust I e II in versione integrale, oltre a numerosi altri drammi.

Nel 1947 si ritira a Beatenberg nelle alpi bernesi dove muore il 27 dicembre 1948.


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