(articolo tratto da Lettere dalla Fondazione - dicembre 2020)
Possiamo immaginare la nostra biografia come un filo teso tra passato e futuro, tra ereditarietà e individualità, necessario all’uomo per proseguire nella sua evoluzione. Nietzsche descriveva l’uomo come “Un cavo teso tra l’animale e il superuomo, un cavo al di sopra di un abisso”.
Intesa in senso antroposofico, è la massima espressione nel mondo fisico dell’Io spirituale che, prima della nascita, si trova a scegliere un’ereditarietà sulla quale formare i propri arti costitutivi nei primi settenni per poi portare avanti la propria missione nel mondo.
La vita è il nostro presente: parte da un passato e si protende verso il futuro, ma non deve sbilanciarsi troppo né indietro né in avanti.
Rudolf Steiner divide la biografia in settenni; i primi tre sono di natura evolutiva e formativa degli arti costitutivi per accogliere l’Io, che poi nei settenni successivi dovrà appropriarsi sempre più delle facoltà dell’anima per agire in questo mondo.
Ci si può riferire a un modello di biografia “ideale” per ispirare i maestri e i genitori nel loro ruolo, ma è sufficiente approfondire la vita dei grandi artisti e dei personaggi illustri per capire che è difficile trovare una linearità e che spesso tanto più sono dure le prove tanto più è grande la missione dell’artista.
Si possono citare diversi esempi come Beethoven, che lottando con la sua sordità donò al mondo una musica ineguagliabile.
Paul Klee attraverso la prospettiva della sua malattia, la sclerodermia, ci ha condotti in una visione unica della propria esperienza spirituale così poco aderente alla percezione dei sensi, ma così esaustiva nella sua essenzialità.
Nietzsche visse anni paralizzato, lasciando la gestione della propria opera alla sorella Elisabeth che in seguito ne stravolse il significato a favore dei nazisti.
Viktor Frankl riuscì a formulare la logoterapia in seguito alla sua drammatica esperienza nel lager e offrì così al mondo la possibilità di affrontare in futuro i propri lager individuali.
Non a caso Dante parlò del trentacinquesimo anno e della selva oscura: si tratta del momento in cui, superata l’ereditarietà, l’Io inizia a gestire la propria anima cosciente e deve quindi prendere una direzione nel mondo, alla luce delle esperienze maturate nei settenni precedenti.
Per ognuno di noi la biografia è un intrecciarsi di momenti felici e drammatici che non sempre mostrano il loro significato nel momento in cui accadono, oggi però tendiamo a un certo manicheismo nell’osservare la biografia: vi è una spiccata tendenza a dividere i momenti di luce (considerati bene) da quelli di tenebra (considerati male).
Spesso si oscilla senza soluzione di continuità nel disperato tentativo di uscire dalla selva oscura con “palliativi di luce” o distrazioni, senza comprendere l’importanza di restare e di vivere l’oscurità del dolore.
Umberto Galimberti attribuisce molta responsabilità a Cartesio e al pensiero scientifico per questa modalità oscillatoria e per l’incapacità dell’uomo di stare nel simbolon, cioè nell’indifferenziato dell’inconscio dove la ragione non è in grado di operare le sue scissioni. Ritiene infatti che, dall’epoca greca in poi, la ragione ci abbia privati progressivamente dalla capacità di permanere nell’indifferenziato del dolore perché esso non fornisce spiegazioni e, in quanto percorso dell’anima, non lo si gestisce razionalizzando.
Per questo l’essere umano ha iniziato a esprimersi in una polarità, come la luce e la tenebra, e il mondo contemporaneo, soprattutto in questo momento pandemico, non fa altro che confermare la difficoltà a trovare una terza via mediana tra i due estremi opposti.
Tuttavia questa modalità è radicata nella costituzione dell’uomo, e l’evoluzione del pensiero moderno l’ha aiutata a estremizzarsi, perché in realtà, come afferma Rudolf Steiner nasciamo in tre: un’individualità spirituale e due forze dell’ostacolo, Lucifero e Arimane, che si spartiscono il nostro organismo.
Nell’infanzia l’organizzazione dell’Io è ancora lontana mentre gli altri due sono inseriti nell’individuo, ma ancora mediati dalle figure genitoriali e dalla protezione del mondo spirituale.
Rudolf Steiner avverte che, con il progredire delle epoche verso l’incarnazione di Arimane, anche i bambini avranno più chiara percezione delle entità ostacolatrici e potranno esserne influenzati, per cui è importante sviluppare fin da ora conoscenza e comprensione di questa realtà per poterla gestire nelle generazioni future.
Insieme al nostro Io si incarna un essere di natura luciferica, che, nella nostra fisicità, si colloca lateralmente sulla sinistra, sul piano frontale e in alto, dal capo fino allo sterno. Quest’essere è figlio di Lucifero, entità retrograda, uscita cioè dall’evoluzione regolare durante l’incarnazione lunare: è l’angelo caduto, il più bello e perfetto nelle arti.
Angelo caduto perché, secondo quanto afferma Rudolf Steiner, si è incarnato sulla Terra nel III millennio a.C. e ha portato l’impulso che potremmo definire apollineo, che si esaurisce con il mistero del Golgota. Viene chiamato anche portatore di luce perché grazie al suo intervento l’uomo, nell’Eden, ha ottenuto accesso all’albero della conoscenza mangiandone il frutto proibito: da quel momento l’umanità ha acquisito il libero arbitrio e con esso la possibilità dell’errore: non sarebbe mai avvenuto, se non si fosse interrotta la connessione diretta tra umano e divino.
Lucifero è dotato anche di altri pregi che ci riguardano: è portatore di grandi passioni, di entusiasmi e di alti ideali. Il problema è la sua incapacità di mantenere una forma e una posizione: quando predomina, la sua dinamica eccessiva ed evaporante conduce l’uomo all’esaltazione illusoria e alla perdita del contatto con la realtà.
Si può comprendere meglio questo concetto con l’aiuto delle opere d’arte.
Osserviamo ad esempio Osceola (1950) di Paul Jenkins, espressionista americano, che, pur inserendo dei colori scuri che non seguono il gusto “luciferico”, esprime una bellissima confusione del tutto priva di organizzazione e tendente all’espansione e allo scioglimento.
Il dipinto può essere osservato in tutte le direzioni ed è ugualmente pregevole proprio perché la dinamica luciferica non riesce ad esprimersi in una forma.
Nel mio piccolo ho tentato di esprimere artisticamente la dinamica luciferica in questo dipinto Child of Light – Lucifer: stare nella vibrazione luciferica significa non fermarsi mai vivendo in una costante trasformazione. Risulta faticosa sia per l’esecuzione, in quanto non vi è mai stasi e anche l’osservazione prolungata può richiedere dei momenti di stacco sia per il movimento vorticoso che per la brillantezza dei colori.
Completamente diverso è Arimane. È speculare a Lucifero nella fisicità: si presenta a destra, posteriormente e in basso dagli arti inferiori fino al diaframma.
Per iniziare a conoscerlo amo citare lo Spleen di Baudelaire, dove viene descritto questo incontro tra il poeta e un’entità demoniaca che esprime la propria soddisfazione, dicendo: “Miei cari fratelli, quando sentirete vantare il progresso dei lumi, non dimenticate mai che la più bella astuzia del diavolo è convincervi che lui non esiste!”
Al contrario di Lucifero, che sembra non poter fare a meno di mostrarsi, Arimane è invisibile ai nostri occhi a tal punto da indurci a credere che non esista, ed è per questo che mi piace chiamarlo il mentitore invisibile: persino Leopardi ha dedicato un inno a quest’entità, ma viene del tutto ignorato e l’umanità continua ad ascrivere il male genericamente al “Diavolo” oppure a Lucifero al quale vengono ascritte caratteristiche che gli sono estranee.
Si tratta anche in questo caso di un’entità spirituale retrograda, uscita dall’evoluzione regolare durante l’incarnazione solare, ed è lui il vero abitante del centro della Terra e signore della subnatura. A differenza di Lucifero, Arimane non si è ancora incarnato sulla Terra e Rudolf Steiner colloca questa sua ascesa al piano fisico nel XXI secolo, per cui è in realtà dal XX secolo, soprattutto con le due guerre mondiali e l’introduzione dell’energia nucleare che ne osserviamo la potenza.
In questo momento prepara la propria incarnazione e sono quindi conseguenze della sua influenza, nel bene e nel male, i rapidissimi progressi tecnologici degli ultimi anni. Arimane è un’entità intelligente e organizzata, in grado di approfondire in modo molto dettagliato e trovare spiegazioni meccanicistiche a tutti gli aspetti della vita, che restano, però sempre piuttosto fallibili e aleatorie.
Rudolf Steiner gli attribuisce gli straordinari progressi della medicina e della scienza, ma nella contemporaneità vediamo qual è il rovescio della medaglia, come l’iperspecializzazione porti ad una segmentazione e ad una perdita di visione d’insieme e degli obiettivi ultimi per cui si conducono le ricerche.
Arimane si esprime nella menzogna, ma ancor di più nella mezza verità, ovvero fornire informazioni che non siano mai del tutto chiare, ma lascino sempre un margine per essere destabilizzanti. Questo porta al senso di confusione e di illogicità che sperimentiamo costantemente nel mondo contemporaneo dove le procedure inutili e insensate fanno ormai parte della quotidianità.
Nell’uomo è in grado di scatenare paura e conflitti, oltre all’intelligenza ipertrofica che è molto ben rappresentata nel gruppo ligneo dai piccoli corni sul capo di Arimane. Il suo volto l’ha visto il mondo intero nelle nubi nere delle catastrofi nucleari e non casualmente, a partire dal primo grande disastro mondiale di Chernobyl (1986) i casi di malattie propriamente arimaniche, derivanti da sclerosi ed essicazione, sono aumentati esponenzialmente.
Da un ponto di vista artistico ci aiuta Maria Lassnig a comprendere Arimane con il suo Selbstportrait (1971) dove si ritrae con una macchina ibrida al posto del volto.
La differenza con Lucifero è evidente: si tratta di un elaborato asettico, rigido, tendente a forme ben definite e contorni, ma è molto organizzato e vi è un unico possibile punto di osservazione.
Anche in questo caso mi sono cimentata personalmente a rappresentare Arimane in questo dipinto intitolato Child of Darkness – Ahriman e l’esperienza è stata forse ancora più difficile che con Lucifero.
Vi è una certa bellezza, ma non è prorompente, restando di base asettica e fredda, suggerendo anche una certa essicazione.
Questi sono dunque i compagni di viaggio della nostra biografia e ci costringono a oscillare tra la paura e l’esaltazione, se non sono governati dallo spazio sacro centrale occupato dall’Io.
Rudolf Steiner parla di questo spazio e lo tratteggia come un quadrato al cui interno inscrive il plesso solare.
All’interno di questo spazio solo l’organizzazione dell’Io si può inserire, altrimenti, se uno dei due ostacolatori trova spazio, saremo condannati a una vita arimanica o luciferica.
In realtà Rudolf Steiner li descrive entrambi come molto utili quando sono in equilibrio, e sottolinea come sia fondamentale l’attività dell’Io per mantenerli attivi in modo sano: “Non dovete credere che il male non sia giustificato nel piano della creazione; vi è compreso, affinché attraverso di esso esista un giorno il grande bene” (I Manichei – O.O. 93).
Per sottolineare la centralità di questo aspetto nella vita umana, Steiner ha donato al mondo l’immagine che meglio descrive la dinamica interiore dell’uomo: Il Gruppo Ligneo.
La figura centrale del Cristo tiene Lucifero in alto con il braccio sinistro al di sopra del capo e spinge con il destro Arimane in basso nella subnatura perché queste sono le loro collocazioni e, se così organizzati, possono svolgere adeguatamente il loro compito e rendersi utili all’evoluzione umana.
A sinistra, invece, viene raffigurato lo scenario che non deve accadere, ovvero un tale indebolimento dell’organizzazione dell’Io da portarli a toccarsi: in questo caso si verifica l’evento biografico più drammatico, ovvero la malattia.
Sono proprio le disarmonie delle entità ostacolatrici a mettere l’individuo di fronte alla malattia, che, a seconda di quale dei due è preponderante, può avere diversa natura.
La prevalenza di Lucifero porta a conseguenze infiammatorie con surriscaldamento e tendenza degli organi interessati ad uscire dalla forma: appartengono a questo gruppo le malattie infiammatorie e le patologie psichiatriche.
Dove prevale Arimane, invece, vi sono irrigidimento ed essicazione che conducono a malattie del metabolismo, del sistema immunitario e alle patologie oncologiche.
La malattia deve ricevere cure mediche, ma soprattutto cure biografiche perché la possibilità di guarigione si apre a con l’attivazione nel malato dell’organizzazione dell’Io che può decidere di ripristinare i propri arti costitutivi e trasformarli completamente per poi rinascere a nuova vita anche all’interno del medesimo percorso biografico.
Uno stato morboso che non ha generato un nuovo senso per la persona potrebbe doversi ripresentare e, soprattutto, la malattia non va intesa come una guerra contro un nemico esterno: è l’individuo che si trova a dover mettere in campo nuove forze e riequilibrare i propri ostacoli interni per trovare una nuova via che consenta di non cedere ad essi.
Inoltre è molto interessante quanto Rudolf Steiner spiega in riferimento alla morte per queste malattie: la descrive come un processo necessario per non cedere i propri arti costitutivi alle forze dell’ostacolo e pensare ad una futura incarnazione.
Pertanto non va intesa come una sconfitta dell’Io perché è una vittoria in quanto consiste nell’ultimo meccanismo di sicurezza per preservare la nostra evoluzione.
Per questo motivo la malattia e la morte non dovrebbero mai essere un evento asettico che si consuma lontano da tutti nell’anonimato dell’ospedale, ma un momento biografico centrale in cui sia il malato che i suoi affetti possono partecipare alla comprensione del senso di quanto avviene. E’ importante venire segnati dalla perdita di qualcuno, ma non deve essere uno spunto retrogrado per restare attaccati al momento del lutto, anzi quel dolore terribile deve stimolare un nuovo contatto con il mondo spirituale per procedere nel proprio percorso evolutivo.
Quando si assecondano le entità ostacolatrici ci si arresta nell’evoluzione e si diventa retrogradi come loro.
Vera sconfitta dell’Io è invece la comparsa degli Asura.
Se già Arimane è un illustre sconosciuto, queste entità sono ancora più nell’ombra e vi è scarsa conoscenza in merito al di fuori dell’antroposofia.
Sono le entità ostacolatrici più antiche perché compaiono su Saturno e sono pertanto le più distanti dall’uomo e le più difficili da affrontare in questo momento epocale.
Un Asura è un essere privo di moralità e sentimenti umani che non riesce a distinguere tra azioni giuste e azioni sbagliate e agisce seguendo impulsi momentanei e infondati.
Nel 1998 si è ripetuto nuovamente il ciclo di 666 anni e si è verificata l’ultima manifestazione soratica, che ha conferito agli Asura maggiore forza e possibilità di agire sull’essere umano.
Un esempio di umani posseduti da Asura sono i serial killer che diventano più simili a predatori del tutto sottomessi ad un impulso irrefrenabile.
La comparsa di esseri di questo tipo risponde in realtà ad un processo evolutivo, che Steiner descrive ampiamente nel ciclo di conferenze dedicato all’Apocalisse: l’umanità di dividerà in due, ovvero una parte che proseguirà la propria evoluzione regolare e quella che seguirà invece il destino della bestia con sette teste e dieci corna diventando la “razza dei cattivi”.
Per esemplificare mi riferisco ad una forma d’arte che è emersa soprattutto dopo la seconda guerra mondiale che è la Performance di Marina Abramovic del 1974 intitolata Rythm 0, 1974
La Performance avvenne nello Studio Morra a Napoli. L’artista si presenta al pubblico posando sul tavolo diversi strumenti di "piacere" e "dolore" e venne comunicato agli spettatori che per un periodo di sei ore l'artista sarebbe rimasta passivamente priva di volontà e avrebbero potuto usare liberamente quegli strumenti con qualsiasi intento. Si era imposta tale prova in un tempo prefissato secondo una strategia di John Cage, adottata da molti altri artisti performativi allo scopo di dare un inizio e una fine ad un evento non lineare. L’evento era iniziato in sordina per le prime tre ore, con i partecipanti imbarazzati che le giravano intorno con qualche approccio intimo, ma si tradusse poi in uno spettacolo pericoloso e incontrollato: tutti i suoi vestiti vennero tagliati gradualmente con le lamette, mentre durante la quarta ora le stesse lamette furono usate per tagliare la sua pelle e succhiare il suo sangue. Il pubblico realizzò che quella donna non avrebbe fatto niente per proteggersi ed era probabile che potesse essere violentata. Allora il pubblico si divise tra un gruppo di protezione e uno di istigazione, al punto che, quando le fu messa in mano una pistola carica e il suo dito posto sul grilletto, scoppiò un tafferuglio tra i due gruppi. Mettendo il proprio corpo in condizione di essere leso, anche fino alla morte, la Abramović aveva creato un'opera artistica molto seria: "Affrontare le sue paure in relazione al proprio corpo".
Questa performance ha fornito, a mio parere, un’ottima simulazione di quanto Steiner descrive nell’Apocalisse perché si osserva come un essere privo di volontà e in balia di impulsi esterni stimoli in alcuni esseri umani la reazione verso la moralità e l’evoluzione regolare e in altri la tentazione verso azioni efferate e la trasformazione in “razza dei cattivi”.
Per cui, a questo punto, ci si domanderà quando si diventa Asura?
Accade quando lo spazio sacro dell’Io, che si colloca nel plesso solare equidistante in tutte le direzioni da Lucifero e Arimane viene violato da uno dei due o da entrambi e l’Organizzazione dell’Io si indebolisce a tal punto che un altro essere ancora può inserirsi dall’esterno riuscendo a sopraffare anche le altre due entità ostacolatrici.
Essendo estraneo alla nostra natura non ci sono meccanismi di sicurezza come le malattie di cui abbiamo parlato per difenderci, per cui questo essere annulla soprattutto la funzione chiave dell’azione dell’Io in questo mondo, ovvero la volontà.
In questo caso la scienza ufficiale parla di sindromi psichiatriche quando in realtà non sono assimilabili a quelle di natura luciferica e non possono essere gestite allo stesso modo.
L’individuo di cui si appropria un Asura è interrotto nel suo progetto di incarnazione e anche nella sua biografia perché non vi sono più progetti da costruire, ma impulsi da soddisfare.
Non ritengo sia un processo che si realizza repentinamente, ma è frutto di un percorso progressivo che porta alla frantumazione dell’organizzazione dell’Io e degli altri arti costitutivi.
Ritengo inoltre che ci vorrà ancora molto tempo perché la scienza ufficiale riesca a notare le differenze tra una malattia psichiatrica e una possessione asurica ed è anche possibile che non tutti gli individui di questo tipo arriveranno ad essere serial killer, ma anzi troveranno un altro modo per creare caos e sofferenza in altri ambiti della vita pur rimanendo “normali” per la società.
Uno degli elementi che stimolano questo processo viene descritto da Rudolf Steiner nelle conferenze di pedagogia curativa, in cui esprime chiaramente come in quest’epoca i nascituri faticheranno a trovare ereditarietà adeguate ad una corretta incarnazione dell’organizzazione dell’Io rischiando di andare incontro a forme di handicap, malattie gravi e comunque ad una debolezza di base che può portare alla violazione dello spazio sacro e a degenerazioni di questo tipo.
Ora viene da domandarsi come riconoscere un Asura e Steiner invita a ricercare una totale amoralità nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, che ci può indicare un intento di soddisfacimento dei propri bisogni che esula da qualsiasi concetto di vero, buono e giusto.
La domanda conclusiva a questo punto sorge spontanea: siamo perduti?
La risposta è assolutamente no.
Rudolf Steiner ci ha fornito tutte le indicazioni per riuscire a proseguire nell’evoluzione: ha riportato in vita gli antichi misteri dell’uomo vivificandoli con la luce di una nuova coscienza e seguendo la via che ci ha indicato arriveremo alla fine dell’evoluzione.
Non dobbiamo farci spaventare dalla forza dell’impulso arimanico di questi tempi, ma imparare a conoscerlo tenendo sempre salda l’organizzazione dell’Io.
Lo strumento artistico in questo momento è sicuramente uno dei più potenti, se gestito secondo verità esprimendo quanto di meglio possiamo offrire al mondo come individui.
L’importante è cercare di non farsi condizionare dalle difficoltà che incontriamo ad opera delle forze dell’ostacolo evitando di vivere nella bruttezza esteriore e interiore e attivando la moralità e la bellezza in tutti gli aspetti della nostra vita.
Vorrei concludere con un’altra mia sperimentazione artistica, Child of Earth – Harmony, dove ho cercato di esprimere l’importanza di camminare nella nostra biografia rimanendo al centro senza evaporare verso la luce o precipitare nella tenebra.
Potrà accadere che verremo attratti in una direzione o nell’altra, ma l’importante è saper sempre ritornare nella propria collocazione sulla via verso lo spirito.
Bibliografia:
R. Steiner, L’Apocalisse – O.O. 104, Ed. Antroposofica
R. Steiner, Il mondo come risultato di processi di equilibrio – O.O. 158, Ed. Antroposofica
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